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Un po' di storia Sin dall'antichità l'uomo si è posto il problema della trasmissione del proprio pensiero attraverso forme grafiche che hanno subito, nel corso dei secoli, una assai significativa evoluzione. Dalle complesse rappresentazioni simboliche si giunge all'alfabeto, cioè ad una semplicità di caratteri tale da consentire una maggiore rapidità espressiva e , contemporaneamente, restituire tutta la ricchezza di una lingua. Stabilito un sistema di lettere, inizia il cammino che, dalla riproduzione manuale della comunicazione, ne abbrevi i tempi meccanizzandola. Ed ecco, allora, da un lato la stampa e l'invenzione dei caratteri mobili nel XV secolo. Dall'altro, ben più tardi, nella seconda metà dell'ottocento, la macchina da scrivere, che permette la veloce traduzione di immagini, pensieri, comunicazioni, altrimenti affidata alla paziente opera di amanuensi e scrivani. La scrittura meccanica riflette il mutamento dei tempi: risponde al bisogno sempre crescente di porre meno ritardi possibile al sistema di comunicazione, dare un senso di maggiore ufficialità agli scambi commerciali, accelerare la riproduzione di discorsi, non dimenticare quanto la lentezza della scrittura manuale rischia di far perdere. Dal momento della nascita della macchina da scrivere al suo successivo sviluppo, perfezionamento e industrializzazione corre un tempo brevissimo: basta pensare, e l'espressione ne vuole essere una testimonianza, alle macchine "antiche", veri e propri cimeli da museo. La rapidità con la quale i vari modelli meccanici si sono l'un l'altro superati, fino ad essere prima rivoluzionati dall'applicazione dell'elettricità, poi radicalmente mutati dall'elettronica, dimostra quanto sia stato e sia congeniale ad uno sviluppo sociale il perfezionamento di questo congegno: "la macchina da scrivere". Ettore Poccetti |
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